LIVING ROOM | 2020
LIVING ROOM 2020.
Si è conclusa con successo l’esposizione dei progetti nelle case.
Sono stati presentati, con un grande successo di visitatori, i quattro progetti artistici di Living Room 2020.
Grazie ad una fruizione pensata per garantire il massimo rispetto delle normative anti Covid e ad un pubblico attento, la fase espositiva ha confermato il grande interesse della città per questo evento annuale. Le visite su prenotazione, che hanno registrato il sold out in pochi giorni, sono state prese d’assalto da venerdì 18 a domenica 20 settembre.
Paola Anziché, Hannes Egger, Andrea Nacciarriti e Laura Renna sono i quattro artisti selezionati dal curatore Andrea Lerda per la residenza promossa e organizzata dall’Associazione Art.ur di Cuneo, che hanno presentato il loro lavoro all’interno di altrettante splendide abitazioni nel centro storico del capoluogo cuneese. Gli interventi artistici, pensati al termine di una residenza che quest’anno si è dovuta confrontare con l’esperienza della pandemia globale, hanno preso forma in seguito ad un periodo di convivenza con quattro famiglie avvenuto tra gennaio e febbraio.
A space to live in a time of change, è questo il concept della residenza di questa edizione, sul quale gli artisti sono stati chiamati a lavorare ben prima della recente emergenza sanitaria globale. Invitati a riflettere sulla percezione di una crisi climatica indotta, sul modo in cui essa agisce sul nostro vissuto emotivo – condizionando pensieri, esistenza e quotidianità – A space to live in a time of change nasceva infatti, originariamente, come occasione per indagare il grado di consapevolezza su tale fenomeno e sull’impatto che un mondo in costante cambiamento induce negli equilibri del microcosmo famigliare. Alla luce dell’emergenza sanitaria che si è verificata nel corso della residenza, tutti i lavori sono stati inevitabilmente riletti alla luce di quanto è successo e sulla base del modo personale con cui gli artisti hanno vissuto tale evento.
L’intervento di Hannes Egger presso l’abitazione della famiglia Basilotta si è sviluppato attorno a due concetti che sono emersi nel dialogo con Gimmi Basilotta e sua moglie Velda: la paura e la responsabilità. Concepito come uno spazio esperienziale, l’atrio di ingresso dell’abitazione accoglie una serie di lavori che attivano, da parte del pubblico, un processo di partecipazione. Gli oggetti e le azioni che l’artista presenta — utilizzando la parola come strumento privilegiato — rivolgono al visitatore una serie di domande, di suggestioni e di provocazioni sulle parole in questione. Muovendosi all’interno di una tensione emotiva collettiva come quella generata dal recente lockdown, non ancora pienamente elaborata, Hannes Egger ci spinge a interrogarci sul nostro senso di consapevolezza, sulla nostra effettiva capacità di intendere il cambiamento e sul senso di responsabilità che guida il bisogno o la volontà di azione.
A casa La Dolcetta, Paola Anziché ha presentato l’opera “Sciami”. Il lavoro è nato dall’incontro tra l’attività artistica dell’artista e quella di apicoltore di Marco La Dolcetta. Affascinata dal complesso mondo delle api, Paola Anziché ha sfruttato l’esperienza della residenza come opportunità per sperimentare l’utilizzo di un nuova materia naturale. L’installazione, realizzata con trame di tessuto imbevute nella cera fusa, si presenta agli occhi dello spettatore come un organismo sospeso, simile a un alveare. L’opera, realizzata nei mesi recenti in una condizione di isolamento, ha avvicinato l’artista alla riscoperta delle qualità terapiche e delle virtù benefiche che una sostanza naturale come la cera d’api possiede. Il suo profumo trasmette calore e protezione, riequilibra, conforta e aiuta ad integrare armoniosamente gli aspetti contrastanti della personalità. È a partire da questa consapevolezza che Paola Anziché ripropone l’esperienza vissuta in prima persona allo spettatore, il quale, accolto tra le maglie del lavoro, è chiamato a interrogarsi sul potere curativo della natura, sui concetti di mescolanza, di empatia e di simbiosi con altre specie.
Laura Renna ha scelto invece il tema del viaggio come filo conduttore per il suo lavoro presso l’abitazione di Giampiero Bombelli. L’abitazione all’interno della quale l’artista ha trascorso la residenza, è il racconto di luoghi più o meno lontani, di colori, odori e sensazioni che hanno plasmato lo spazio interiore ed esteriore del padrone di casa. È la rappresentazione di un bisogno di vivere una natura rigogliosa all’interno di luoghi esotici; la testimonianza di una libertà di pianificare e di gestire il proprio posto nel mondo senza limiti o confini. Questo climax, così vicino alla sensibilità di Laura Renna, è diventato il terreno di lavoro per l’intervento dal titolo Substantia. Le tele sospese all’interno del soggiorno, sono l’immagine pittorica di “luoghi” vegetali estranei allo spazio domestico. Il tessuto, lasciato a contatto con sostanze organiche come erba, fiori e foglie, restituisce l’immagine astratta di una natura “diffusa” e porta nell’abitazione colori, sentori e sensazioni di paesaggi naturali lontani.
L’intervento che Andrea Nacciarriti ha concepito per l’abitazione della famiglia Dogliani, infine, analizza invece il senso di protezione che associamo a un luogo come la nostra casa, malgrado l’irrimediabile fragilità e precarietà a cui, con essa, siamo inevitabilmente sottoposti. L’artista ha approcciato lo spazio domestico annichilendolo, oscurandolo, in qualche modo bloccandone le sue funzioni organiche. Da luogo sicuro, intimo e accogliente per eccellenza, il contesto abitativo si è trasformato in un ambiente statico, immerso in una bolla atemporale che è in grado di farlo apparire inanimato, in una condizione di sospensione e di vulnerabilità, in bilico tra esterno e interno, tra prima e dopo. Una serie di dispositivi video (TV, laptop, computer), installati all’interno di uno spazio quasi totalmente buio, trasmettono un’immagine fissa di colore bianco, mentre un countdown segna il tempo che manca al termine dell’esposizione. All’esterno dell’abitazione, rami di arbusti e di alberi straripano dal montacarichi, offrendo un’immagine spiazzante e provocante. Una sorta di “natura morta” invade la dimensione privata, ricordando l’incursione del presente nelle nostre vite; una metafora della relazione tra naturale e artificiale, tra Cultura e Natura, tra selvaggio e domestico.
L’iniziativa è organizzata e promossa dall’associazione Art.ur, con la curatela di Andrea Lerda
con il patrocinio del Comune di Cuneo
con il contributo della Regione Piemonte, della Fondazione CRC e della Fondazione CRT
foto: Francesco Doglio